autonomia dell' etica kantiana
Para Kant es un hecho que en nuestra experiencia moral hay deberes que se nos imponen aunque no nos hagan felices, aunque contradigan nuestros deseos naturales. Ponendo e sviluppando sotto una nuova luce la nozione di dovere, la ri-cerca in atto presenta anche il merito di mitigare le accuse di formalismo, vuotezza morale ed eccessivo rigorismo a cui l‟etica kantiana aveva sempre scoperto il … corrisponde alla formula kantiana dellâimperativo categorico, vale a dire la formula della legge universale: Ho già rilevato come il principio fondamentale del dovere [di Kant] è la regola âformaleâ dellââagire in base ad una massima che si può volere come legge universaleâ; debitamente sintetizzata costituisce un immediato corollario pratico che deriva dal principio già da me rilevato nella sezione precedente [cioè quella che riguarda il principio di giustizia] (Cfr. Buy D. Hume e i presupposti empiristici della estetica kantiana. 387, 391-393, 420). Per quanto abbiamo detto sino a questo punto, non abbiamo trovato nessun conflitto fra i contenuti e la natura dei principi etici fondamentali utilitaristi e di quelli kantiani. Possiamo dunque immaginare che ci sia una persona risoluta e indipendente a tal punto da non chiedere lâaiuto degli altri, sia una persona che, con ragionevolezza, giudichi essere vantaggioso utilizzare lâaiuto degli altri. Prof. Alberto Soto López Queste frasi ci indicano che il termine âdeterminareâ è correlato, in un contesto pratico, con lo scegliere unâazione buona o con lo scegliere ciò che dovrebbe essere fatto, fra alcune alternative possibili. Infatti i tre principi ci dicono di essere imparziali sia nel formulare giudizi normativi, che nel valutare il benessere degli individui in tempi diversi, mentre lâedonismo ci dice di considerare la felicità come il solo bene ultimo (Cfr. cit., p. 21; Teorema I). Sidgwick più avanti tirerà fuori un nuovo argomento per indurci ad accettare, qualora riflettessimo, la verità dellâedonismo, secondo la quale esiste solo il piacere o la felicità dellâindividuo che potremmo veramente ritenere il bene ultimo. 144-185.). Un altro aspetto dellâetica di Kant risiede nella sua insistenza sulla stretta correlazione fra, moralità e libertà , che enfatizza il significato pratico della libertà . Unâopinione generalizzata delle divergenze. cit., pp. 6, a cura di, N. Bunnin and E. P. Tsui-James, in The Blackwell Companion to Philosophy, op. VI, op. LA ÉTICA KANTIANA VISTA POR SCHOPENHAUER1 Luis González-Mérida Universitat Autònoma de Barcelona. 1. L’ETICA ANALITICA DALLA LEGGE DI HUME AL PRINCIPIO DI KANT 1. Entrambi questi articoli menzionano l’etica kantiana e l’etica utilitarista (oppure hanno preferenza per il conseguenzialismo di cui l’utilitarismo è la versione più familiare) come i due modi principali di accostarsi ai problemi pratici, sebbene suggeriscono che queste due teorie spesso sono molto semplificate e poco approfondite nel campo dell’etica applicata. e lâetica kantiana. Unâazione morale dovrebbe essere fatta non per proprio tornaconto ma per rispetto della legge e dovremmo agire secondo tale legge morale universale, anche se nel fare ciò limitiamo o frustriamo le nostre inclinazioni. A prescindere da quelli che sono i doveri particolari, la perfezione di ognuno, nel senso di cui abbiamo già parlato, può essere definita legittimamente âun fine che è anche un dovereâ. Els dos punts fonamentals de l’ètica Kantiana són els següents. 381.). Ma la classificazione più semplice sembrerebbe essere quella qui proposta. Se tanto lâetica kantiana quanto quella utilitarista riducono i fini a cui si dovrebbe tendere a «la felicità delle persone» e a «lâesercizio della capacità di ognuno a formare una volontà morale per portare a compimento quei fini»; in entrambe le teorie le nostre decisioni morali sono basate su quellâazione (o massima dellâazione) che avrà maggiore possibilità di conseguire tali fini. Si possono qui vedere chiaramente le similitudini dei loro atteggiamenti verso lâedonismo etico. - Un político ejecuta la misma acción con la Kant, invece, insiste sul fatto che tale fondamento non è altro se non la volontà morale che non è presa a prestito dellâesperienza; così, senza dubbio, egli criticherebbe la teoria utilitarista. libertà ha due aspetti; il concetto negativo di libertà , che elimina lâinfluenza dellâimpulso sensibile nella volontà di una persona, ed il concetto positivo, che lascia libera «la proprietà della mente di essere legge a se stessa» e «la capacità della pura ragione di essere legge dellâattività pratica in sé» (Cfr. A vontade em Kant, todavia, não é unitária. IV, op. Tale mia affermazione, per quel che riguarda la derivazione della teoria utilitarista dalle formule kantiane combinate con «i fini che sono anche doveri», tuttavia, potrebbe essere ritenuta di parte a causa dellâinterpretazione arbitraria della formula del fine in sé e dai contenuti dei fini che si dovrebbero perseguire. Essa basta a se stessa (autonomia dell’etica dalla religione) La natura umana. R.B. Tutti noi ammetteremmo che sarebbe contraddittorio dire che «A non deve fumare in pubblico, e che B non è tenuto a fare ciò pur essendo in una situazione simile, qualora non si trovi una regione che spieghi questa differenza », oppure dire che «lâeutanasia dovrebbe essere consentita a C, in base alla sua condizione ed alle sue circostanze, ma non dovrebbe essere consentita a D in una simile situazione, sebbene non ci sia ragione per trattare questi due casi in forma differente ». Questa sembra dunque la vera ragione per la quale sia Kant che Sidgwick suggeriscono che quei principi e quei fini sono intuitivamente auto evidenti; loro sono giustamente consapevoli del fatto che non possiamo fornire una ed una sola ragione per accettarli, né ritengono che ciò sia necessario per noi. La crisi della morale. 12 Luglio 2011. cit., p. 389 nota). Nella terminologia di Sidgwick, cosa è bene in sé â cioè non come mezzo per ottenere un altro bene â è dunque un bene che bisognerebbe perseguire in quanto definito âbene ultimoâ. Essa si fonda su un nostro principio razionale che è distinto dal nostro desiderio di felicità . Looks like you’ve clipped this slide to already. The Encyclopedia of Kant fornisce una spiegazione di utilitarismo, secondo la quale «Kant ha assunto una posizione deontologica e, partendo da essa, critica lâutilitarismo il quale, viceversa, sostiene il principio conseguenzialista, ritenuto una versione della moralità eteronoma in quanto si poggia su un principio morale materiale » (Cfr. In questo modo, con lâeliminare metà dellâargomento di Kant sui fini ultimi, Sidgwick esemplifica la questione sostenendo che Kant e gli utilitaristi si troverebbero dâaccordo sul fine ultimo delle azioni morali. kantiana consiste invece nel dovere-per-il-dovere. I. Kant, Grundlegung zur Metaphysik der Sitten, vol. Els dos punts fonamentals de l’ètica Kantiana són els següents Demostrar la falsedat de tota doctrina moral que pretengui a recolzar-se en consideracions empíriques. Luciano Anceschi. Tuttavia nell’etica kantiana l’articolazione dei livelli del giudizio morale, le distinzioni concettuali e le domande che non trovano risposte univoche lasciano aperta la possibilità che il rifiuto della massima del suicidio non escluda, sotto condizioni non specificabili a priori, l’ammissibilità di regole pratiche e quindi di azioni che abbreviano la vita.. Qualunque sia la ragione individuale per accettare questi principi fondamentali dellâetica, se ne ammettessimo la validità , potremmo già iniziare a svolgere un dibattito morale. Per gli utilitaristi il fondamento che determina la volontà morale è la felicità ed esso è empirico e materiale. Per questa ragione, Sidgwick presenta gli altri due principi fondamentali. Kant qui indica come la risposta al problema sul fine ultimo della volontà morale venga a noi a priori, come verità appresa intuitivamente. 62-63.). Queste tre opere di Kant sono quelle a cui Sidgwick fa frequentemente riferimento nel suo The Methods of Ethics. I. Kant, Kritik der practischen Vermunft, vol. CARATTERISTICHE DELL’IMPERATIVO CATEGORICO Per Kant la legge morale è caratterizzata dall'assolutezza, dal formalismo e dall’autonomia. cit., p. 423. Quando gli utilitaristi ed i kantiani 31.). I. Kant, Metaphysik der Sitten, vol. Bisognerebbe notare che, in tali principi, la nozione di felicità o di piacere, centrale per le teorie utilitariste, qui ancora non appare. Così, tanto nellâetica utilitarista, quanto in quella kantiana, la volontà morale ed il mero desiderio devono essere distinti perché si deve andare oltre il proprio interesse personale e formare una volontà che metta a freno il proprio desiderio. Vale la pena ricordare come Kant ritenga che i concetti di bene e male non siano precedenti ma successivi alle leggi morali e come debbano essere determinati da queste leggi. Vi è ancora un altro punto di possibile conflitto fra Kant e lâutilitarismo. cit., p. Tuttavia, come sottolinea Sidgwick, il principio della giustizia da solo non può essere una guida sufficiente per decidere cosa dovremmo fare, infatti tale principio afferma soltanto il requisito logicamente correlato del giudizio normativo. Allora Sidgwick, con il combinare i tre principi su esposti con lâedonismo, alla fine fissa la teoria utilitarista per la quale dovremmo dare eguale peso allâeguale felicità di ognuno e Ritorneremo più avanti su questa nozione di finalità naturale. Né Sidgwick, né Kant hanno risposto alla questione Lâinterpretazione del fine naturale è un altro possibile punto di conflitto fra le due teorie etiche, ma tale conflitto dipenderà dallâinterpretazione della teleologia di Kant. Questa non è unâaffermazione eccezionale, infatti, Kant afferma quanto segue: poiché le inclinazioni sensibili degli esseri umani li spingono verso fini che possono essere contrari al dovere (il problema della scelta), la ragione legiferante può vagliare, a sua volta, la loro influenza solo attraverso un fine morale posto per contrapporsi ai fini dellâinclinazione, un fine che quindi deve essere dato a priori, indipendentemente dalle inclinazioni (Cfr. Kant sostiene infatti che, per agire moralmente, si devono eliminare tutte le influenze degli altri incentivi, pietà e compassione incluse, ed agire solo rispetto alla legge dellâattività pratica (Cfr. In questo contesto, la âfelicità â si riferisce a qualsiasi cosa sulla quale ci si possa mettere dâaccordo in senso lato, per esempio uno stato mentale che una persona valuta come desiderabile e di cui una si sente soddisfatta, il quale non include solo un piacere sensuale ma anche ogni tipo di godimento, divertimento, gratificazione e soddisfazione. Lâaffermazione per cui la felicità è il fine ultimo della volontà morale può essere ancora una volta definita, nel senso kantiano, unâaffermazione sintetica a priori, oppure, volendo utilizzare le parole di Sidgwick, unâaffermazione molto significante intuitivamente auto evidente. Lâetica utilitarista e quella kantiana sono le due teorie etiche classiche che hanno avuto maggiore influenza. La terza I presunti contrasti fra le due etiche possono essere descritti come riguardanti: (1) La totale differenza fra i loro principi morali fondamentali. 388.). 6, a cura di, N. Bunnin and E. P. Tsui-James, in The Blackwell Companion to Philosophy, op. Si è fatto anche riferimento a M. J. Gregor, Practical Philosophy â Immanuel Kant, Cambridge, Cambridge University Press, 1996 per la traduzione inglese delle opere di Kant). Qualunque possa essere il contenuto dei doveri morali si deve coltivare lâintelletto e la forza di volontà per essere capaci di prendere decisioni morali ben ragionate e portare a compimento quello che si è deciso. Universidad Interamericana de Puerto Rico Tuttavia alla sua interpretazione si obietta generalmente che «i principi fondamentali kantiani non saranno mai compatibili con lâinterpretazione di Mill⦠perché negherebbero quellâidea essenzialmente kantiana dellâimperativo categorico e rovescerebbero tutte le norme in meri imperativi ipotetici» (Cfr. Ciò che qui preme è riaffermare le similarità fra i tre principi fondamentali dellâutilitarismo e la formula dellâimperativo categorico nellâetica kantiana. I principi pratic che presuppongono, infatti, un qualche oggetto della scelta (Kant nella sua terminologia chiama materia lâoggetto del desiderio) come fondamento per determinare la volontà , sono del tutto empirici e non possono diventare leggi Nel confrontare le suddette affermazioni riguardanti i principi fondamentali ed i fini ultimi, possiamo scorgere un forte legame fra lâetica utilitarista e quella kantiana, possiamo, tuttavia, scorgere anche una grande ragione del perché il pensiero utilitarista e quello kantiano, alla fine, possano fortemente differire.
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