vita di pi trailer
4. Il Convivio 2017. Capitolo I E queste macule alcuna ombra gittano sopra la chiarezza de la bontade, sì che la fanno parere men chiara e men valente. E non è pietade quella che crede la volgar gente, cioè dolersi de l’altrui male, anzi è questo uno suo speziale effetto, che si chiama misericordia ed è passione; ma pietade non è passione, anzi è una nobile disposizione d’animo, apparecchiata di ricevere amore, misericordia e altre caritative passioni. 3. 11. 6. E queste cose sono ne la scienza de la Geometria. E dico che ‘move sovente cose che fanno disviare lo ’ntelletto’. 12. E a ciò dare a intendere, si vuol sapere che le scritture si possono intendere e deonsi esponere massimamente per quattro sensi. E se uno uomo fosse in Lucia dritto, sempre che volgesse la faccia in ver lo sole, vedrebbe quello andarsi nel braccio sinistro. 9. Le corpora composte prima, sì come sono le minere, hanno amore a lo luogo dove la loro generazione è ordinata, e in quello crescono e acquistano vigore e potenza; onde vedemo la calamita sempre da la parte de la sua generazione ricevere vertù. Amor che ne la mente mi ragiona ’Lo qual fu luce che allumina noi ne le tenebre’, sì come dice Ioanni Evangelista, e disse a noi la veritade di quelle cose che noi sapere sanza lui non potavamo, né veder veramente. Il Convivio di Dante: la genesi dell'opera Dante Alighieri scrisse il Convivio tra il 1304 e il 1307. Questo sarà quello pane orzato del quale si satolleranno migliaia, e a me ne soperchieranno le sporte piene. E in parte ne tocca, dicendo: Quivi dov’ella parla, si dichina, cioè, dove la filosofia è in atto, si dichina un celestial pensiero, nel quale si ragiona questa essere più che umana operazione: e dice ‘del cielo’ a dare a intendere che non solamente essa, ma li pensieri amici di quella sono astratti da le basse e terrene cose. 15. Ancora è a questa etade, a sua perfezione, necessario d’essere amorosa; però che ad essa si conviene guardare diretro e dinanzi, sì come cosa che è nel meridionale cerchio. Poi sussequentemente dice com’ell’avvalora e accende amore dovunque ella si mostra, con la suavitade de li atti, ché sono tutti li suoi sembianti onesti, dolci e sanza soverchio alcuno. E però che le cose congiunte comunicano naturalmente intra sé le loro qualitadi, in tanto che talvolta è che l’una torna del tutto ne la natura de l’altra, incontra che le passioni de la persona amata entrano ne la persona amante, sì che l’amore de l’una si comunica ne l’altra, e così l’odio e lo desiderio e ogni altra passione. Di questa vertù innanzi dicerò più pienamente nel quartodecimo trattato; e qui lasciando, torno al proposito. 2. E certi sono tanto vincenti ne la purità del diafano, che divengono sì raggianti, che vincono l’armonia de l’occhio, e non si lasciano vedere sanza fatica del viso”, sì come sono li specchi. A ciò si può chiaramente rispondere che lo desiderio naturale in ciascuna cosa è misurato secondo la possibilitade de la cosa desiderante: altrimenti andrebbe in contrario di sé medesimo, che impossibile è; e la Natura l’avrebbe fatto indarno, che è anche impossibile. Vedete omai quanti son l’ingannati! E se la oblivione del suo basso antecessore non fosse venuta, sì come si suppone, ed ello fosse grande di nobilitade e la nobilitade in lui si vedesse così apertamente come aperta si vede, prima sarebbe stata in lui che ’l generante suo fosse stato: e questo è massimamente impossibile. E soggiugne la canzone: Ned ellino altresì, se son cristiani: e dice ‘cristiani’ e non ‘filosofi’ o vero ‘Gentili’, [de li quali] le sentenze anco [non] sono in contro; però che la cristiana sentenza è di maggiore vigore, ed è rompitrice d’ogni calunnia, mercé de la somma luce del cielo che quella allumina. E però dice Aristotile nel decimo de l’Etica, contra Simonide poeta parlando, che “l’uomo sì dee traere a le divine cose quanto può”, in che mostra che a certo fine bada la nostra potenza. 10. 13. Credo che questo cerchio – secondo ch’io comprendo per le sentenze de li astrologi, e per quella d’Alberto de la Magna nel libro de la Natura de’ luoghi e de le Proprietadi de li elementi, e anco per la testimonianza di Lucano nel nono suo libro – dividerebbe questa terra discoperta dal mare Oceano, là nel mezzo die, quasi per tutta l’estremità del primo climate, dove sono intra l’altre genti li Garamanti, che stanno quasi sempre nudi; a li quali venne Catone col popolo di Roma, la signoria di Cesare fuggendo. Né si meravigli alcuno se queste e altre ragioni di ciò avere potemo, non sono del tutto dimostrate; che però medesimamente dovemo ammlrare loro eccellenza – la quale soverchia gli occhi de la mente umana, sì come dice lo Filosofo nel secondo de la Metafisica -, e affermar loro essere. Né altro dice infino a la fine di questo verso. 2. Ancora: lo Cielo empireo per la sua pace simiglia la divina scienza, che piena è di tutta pace; la quale non soffera lite alcuna d’oppinioni o di sofistici argomenti, per la eccellentissima certezza del suo subietto, lo quale è Dio. 4. Or apparisce chi lo fa fuggire Quando è l’uomo maculato d’una passione, a la quale tal volta non può resistere; quando è maculato d’alcuno disconcio membro; e quando è maculato d’alcuno colpo di fortuna; e quando è maculato d’infamia di parenti o d’alcuno suo prossimo: le quali cose la fama non porta seco ma la presenza, e discuoprele per sua conversazione. E quinci nasce che mai a dottrina non vegnono; credendo da sé sufficientemente essere dottrinati, mai non domandano, mai non ascoltano, disiano essere domandati e, anzi la domandagione compiuta, male rispondono. E però che Aristotile cominciò a disputare andando in qua e in lae, chiamati furono – lui, dico, e li suoi compagni – Peripatetici, che tanto vale quanto ‘deambulatori’. 15. Onde nulla grandezza puote avere l’uomo maggiore che quella de la virtuosa operazione, che è sua propia bontade; per la quale le grandezze de le vere dignitadi, de li veri onori, de le vere potenze, de le vere ricchezze, de li veri amici, de la vera e chiara fama, e acquistate e conservate sono. Riprovato l’altrui errore quanto è in quella parte che a le ricchezze s’appoggiava, [seguita che si riprovi quanto è] in quella parte, che tempo diceva essere cagione di nobilitade, dicendo antica ricchezza. Dico che, sì come nel primo capitolo è narrato, questa sposizione conviene essere litterale e allegorica. De l’abito di questa luce discretiva massimamente le populari persone sono orbate; però che, occupate dal principio de la loro vita ad alcuno mestiere, dirizzano sì l’animo loro a quello per forza de la necessitate, che ad altro non intendono. E da vero non sarebbe qua giù generazione né vita d’animale o di piante: notte non sarebbe né die, né settimana né mese né anno, ma tutto l’universo sarebbe disordinato, e lo movimento de li altri sarebbe indarno. 6. E non solamente di lei era così disidiroso, ma di tutte quelle persone che alcuna prossimitade avessero a lei, o per familiaritade o per parentela alcuna. Ancora, darà lo volgare dono non dimandato, che non l’averebbe dato lo latino: però che darà sé medesimo per comento, che mai non fu domandato da persona; e questo non si può dire de lo latino, che per comento e per chiose a molte scritture è già stato domandato, sì come ne’ loro principii si può vedere apertamente in molte. che ’nfonde sempre in lei la sua vertute E imaginava lei fatta come una donna gentile, e non la poteva immaginare in atto alcuno, se non misericordioso; per che sì volentieri lo senso di vero la mirava, che appena lo potea volgere da quella. Però che la statua sempre afferma la buona oppinione in quelli che hanno udito la buona fama di colui cui è la statua, e ne li altri genera: lo ma[l]estr[u]o figlio o nepote fa tutto lo contrario, ché l’oppinione di coloro che hanno udito bene de li suoi maggiori, fa più debile; ché dice alcuno loro pensiero: ‘Non può essere che de li maggiori di costui sia tanto quanto si dice, poi che de la loro semenza sì fatta pianta si vede’. Riassunto per punti delle tre motivazioni principali alla base delle opere maggiori: Convivio, De vulgari eloquentia, Divina commedia. 8. E ciò non potea né dovea essere se non per ispeziale fine, da Dio inteso in tanta celestiale infusione. Capitolo XIX E sì come l’amistà per diletto fatta, o per utilitade, non è vera amistà ma per accidente, sì come l’Etica ne dimostra, così la filosofia per diletto o per utilitade non è vera filosofia ma per accidente. come l’anima trista piange in lui, 5. 14. E dico l’anima ch’ascolta e che lo sente: ‘ascoltare’, quanto a le parole, e ‘sentire’, quanto a la dolcezza del suono. 4. Ancora, sanza conversazione o familiaritade impossibile è a conoscere li uomini: e lo latino non ha conversazione con tanti in alcuna lingua con quanti ha lo volgare di quella, al quale tutti sono amici; e per consequente non può conoscere li amici del volgare. Lo quale raunamento nuovi desiderii discuopre, a lo fine de li quali sanza ingiuria d’alcuno venire non si può. come viltate importa sempre male; 2. 14. 11. 6. E per fuggire oziositade, che massimamente di questa donna è nemica, e per istinguere questo errore che tanti amici le toglie, proposi di gridare a la gente che per mal cammino andavano, acciò che per diritto calle si dirizzassero; e cominciai una canzone nel cui principio dissi: Le dolci rime d’amor ch’i’ solia. E guardisi che non li dea di sé essemplo ne l’opera, che sia contrario a le parole de la correzione: ché naturalmente vedemo ciascuno figlio più mirare a le vestigie de li paterni piedi che a l’altre. 10. Si ch’om[ai] qui si può dire, come la vera amistà de li uomini intra sé è che ciascuno ami tutto ciascuno, che ’l vero filosofo ciascuna parte de la sapienza ama, e la sapienza ciascuna parte del filosofo, in quanto tutto a sé lo riduce e nullo suo pensiero ad altre cose lascia distendere. 7. Sano dire si può, quando per malizia d’animo o di corpo impedito non è ne la sua operazione; che è conoscere quello che le cose sono, sì come vuole Aristotile nel terzo de l’Anima. Onde dice lo sopra notato poeta ne lo allegato libro primo di Tebe, che quando Aceste, nutrice d’Argia e di Deifile, figlie d’Adrasto rege, le menò dinanzi da li occhi del santo padre ne la presenza de li due peregrini, cioè Polinice e Tideo, le vergini palide e rubicunde si fecero, e li loro occhi fuggiro da ogni altrui sguardo, e solo ne la paterna faccia, quasi come sicuri, si tennero. La quinta si è Magnanimitade, la quale è moderatrice e acquistatrice de’ grandi onori e fama. La terza cosa, ne la quale si può notare la pronta liberalitade, si è dare non domandato: acciò che ’l domandato è da una parte non vertù ma mercatantia, però che lo ricevitore compera, tutto che ’l datore non venda. Sì che se volesse chiamare animo l’appetito sensitivo, qui non ha luogo, né instanza puote avere, ché nullo dubita che l’appetito razionale non sia più nobile che ’l sensuale, e però più amabile: e così è questo di che ora si parla. Ancora è impossibile però che in ciascuna cosa, naturale ed artificiale, procedere, se prima non è fatto lo fondamento, sì come ne la casa e sì come ne lo studiare: onde, con ciò sia cosa che ’l dimostrare sia edificazione di scienza, e la litterale dimostrazione sia fondamento de l’altre, massimamente de l’allegorica, impossibile è a l’altre venire prima che a quella. 6. 3. E però riprovando si fanno due parti: prima si ripruovano le divizie, e poi si ripruova lo tempo essere cagione di nobilitade. 8. Per che sapere si conviene che ‘rima’ si può doppiamente considerare, cioè largamente e strettamente: strett[amente] s’intende pur per quella concordanza che ne l’ultima e penultima sillaba far si suole; quando largamente s’intende, [s’intende] per tutto quel parlare che ’n numeri e tempo regolato in rimate consonanze cade, e così qui in questo proemio prendere e intendere si vuole. E però dico che la biltade di quella piove fiammelle di foco, cioè ardore d’amore e di caritade; animate d’un spirito gentile, cioè informato ardore d’un gentile spirito, cioè diritto appetito, per lo quale e del quale nasce origine di buono pensiero. Onde non è da credere né da consentire a Nerone imperadore, che disse che giovinezza era bellezza e fortezza del corpo, ma a colui che dicesse che giovinezza è colmo de la naturale vita, che sarebbe filosofo. E come io, secondo che vedere si può, contra la reverenza del Filosofo non parlo, ciò riprovando, così non parlo contra la reverenza de lo Imperio: e la ragione mostrare intendo. 2. 13. ne mandan messi al cor pien di desiri, 4. Altre leggi sono che sono quasi seguitatrici di natura, sì come constituire l’uomo d’etade sofficiente a ministrare, e di queste non semo in tutto subietti. Le piante, che sono prima animate, hanno amore a certo luogo più manifestamente, secondo che la complessione richiede; e però vedemo certe piante lungo l’acque quasi c[ontent]arsi, e certe sopra li gioghi de le montagne, e certe ne le piagge e dappiè monti: le quali se si transmutano, o muoiono del tutto o vivono quasi triste, disgiunte dal loro amico. Per che, acciò che la visione sia verace, cioè cotale qual è la cosa visibile in sé, conviene che lo mezzo per lo quale a l’occhio viene la forma sia sanza ogni colore, e l’acqua de la pupilla similemente: altrimenti si macolerebbe la forma visibile del color del mezzo e di quello de la pupilla. 3. 9. 8. Onde non si dee dicere vero filosofo alcuno che, per alcuno diletto, con la sapienza in alcuna sua parte sia amico; sì come sono molti che si dilettano in intendere canzoni ed istudiare in quelle, e che si dilettano studiare in Rettorica o in Musica, e l’altre scienze fuggono e abbandonano, che sono tutte membra di sapienza. Lo freno usa quando elli caccia, e chiamasi quello freno Temperanza, la quale mostra lo termine infino al quale è da cacciare; lo sprone usa quando fugge, per lui tornare a lo loco onde fuggire vuole, e questo sprone si chiama Fortezza, o vero Magnanimitate, la quale vertute mostra lo loco dove è da fermarsi e da pugnare. Che sì come d’una cittade a un’altra di necessitade è una ottima e dirittissima via, e un’altra che sempre se ne dilunga (cioè quella che va ne l’altra parte) e molte altre quale meno allungandosi e quale meno appressandosi, così ne la vita umana sono diversi cammini, de li quali uno è veracissimo e un altro è fallacissimo, e certi meno fallaci e certi meno veraci.
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